La Radio, si fa anche ad occhi chiusi. Parola di Mario Loreti

La radio: anima e voce, musica e parole...o meglio: "musica e le parole", come il claim presente in tutti i jingle della prima radio in cui ho trasmesso (in realtà era solo uno in diverse versioni). 
Io, piccolo speaker in Erba (con la voce di chi dell'erba ne aveva fatto anche altri usi), mi avventuravo, accompagnato da mio padre a Radio In 101 di Roma. All'epoca avevo 12 anni, ricordo però gli speaker  della radio come fosse ieri, anche perchè molti li sento ancora: Roberta Coletti, Enzo Ferreri, Maurizio Amadio... le voci che mi facevano compagnia ogni giorno, che avevo avuto anche l'occasione di conoscere di persona.


La prima volta in una radio è un qualcosa di estremamente misterioso ed emozionante per tutti, ma per me lo era ancora di più. Era un mondo che non conoscevo, nel quale mi ero ritrovato solo dopo una telefonata fatta per fare gli auguri alla mia sorellina, telefonata in cui lo speaker aveva visto che ero spigliato. Io, che mi allenavo col canta tu facendo credere a mia sorella che tutto il popolo della capitale mi stesse ascoltando, finalmente ero in delle grandi stanze dove provavo una sensazione particolare, quella sensazione che ti fa capire che intorno a te è tutto insonorizzato: sentivo la mia voce, quella di chi mi stava accanto, ma il suono era cosi' pulito...e solo quello bastava a farmi emozionare in un modo impressionante!...continua




Vi ho raccontato tutto questo non perchè fossi desideroso di condividere la mia biografia con i lettori di radiospeaker.it, per quello c'è già il mio sito web; in quello che ho scritto ho però cercato di far trasparire le sensazioni e la percezione dell'ambiente circostante dal mio punto di "vista". Vista è volutamente tra virgolette, perchè in realtà io di quegli studi ho visto ben poco, date le mie difficoltà visive. Non ho un'immagine precisa della stanza dei bottoni dell'oramai defunta Radio In, ma ho il ricordo nitido del suono che facevano i tasti di quella che solo molti anni piu' tardi inizierò a chiamare col suo vero nome, la jingle machine. Quella è stata l'esperienza che mi ha fatto capire che per fare la radio non serve la vista, o almeno, non è cosi' fondamentale.

I lettori piu' attenti avranno certamente notato come, in particolare nell'articolo dedicato alla costruzione di un proprio home studio e in quello dove ho recensito Station Playlist ho fatto piu' volte espliciti riferimenti all'accessibilità. Questo perchè ovviamente, come potrete facilmente intuire, è un tema che mi sta particolarmente a cuore perchè, se è vero che la vista non serve o quasi, bisogna però fare i conti con i mezzi che la vista la sostituiscono. Degli anni di Radio In rimpiango la possibilità di andare in diretta che al momento non ho piu', per tutto il resto però non mi manca assolutamente nulla, anzi. L'utilizzo dei pc e di internet all'epoca non era lo stesso di oggi, e anche quelle che vengono chiamate tecnologie assistive, ovvero quelle tecnologie che aiutano chi ha difficoltà ad accedere all'informatica non erano poi cosi' avanti. Io il computer a quei tempi non lo avevo e, una volta chiusa Radio In mi sono reso conto che la mia passione per la radio non poteva andare piu' in la di dove era arrivata, almeno finchè non ho avuto un computer e ho scoperto il web.

Ma quindi, cosa serve davvero per fare la radio ad una persona che non vede?
La passione, tanta tenacia, un'ottima dialettica, tanti contenuti, una bella voce, una bella dizione e... una sintesi vocale.
Quasi tutti gli elementi di questo elenco sono comuni a qualsiasi comune mortale con 10 decimi di vista o meno al seguito, l'ultimo invece ad alcuni potrà risultare addirittura sconosciuto.
La sintesi vocale è uno strumento che, unito ad un software, è ingrado di far parlare un computer; non certo con una bella voce femminile, magari anche sensuale ma... come si dice... chi si accontenta gode. La sintesi legge tutto quello che appare sullo schermo del computer, inserendosi di fatto tra l'utente non vedente e la macchina, e permettendogli di interagire con la stessa non attraverso l'uso del mouse, ma col solo utilizzo della tastiera e di combinazioni di tasti del sistema operativo e non solo. Tutta questa interazione è però possibile solo se i software che andiamo ad utilizzare usano controlli standard di Windows, vale a dire che se una persona vedente ci dice che un software ha la grafica che è una figata, perchè ha tutti i pulsanti colorati dalle forme piu' disparate, quasi sicuramente un non vedente maledirà il software e il suo programmatore, perchè il suo prodotto, quasi certamente non sarà letto dalla sintesi vocale.

Grazie a Dio invece quasi tutte le pagine web delle agenzie giornalistiche (ansa, agi ecc) sono accessibili, quindi io posso tranquillamente leggere le notizie e parlarne nei programmi registrati che conduco ogni giorno, commentandole e rielaborandole mentalmente. Parlo di rielaborazione perchè, come si può facilmente intuire un non vedente che utilizza una sintesi vocale non può leggere una notizia mentre ne parla, può però memorizzarla e rielaborarla mentalmente mentre la dice, il che, a mio avviso permette di sviluppare una capacità di improvvisazione e di memorizzazione che, a lungo andare faciliteranno di molto il compito dello speaker e gli permetteranno di essere estremamente spontaneo e naturale. Questo ovviamente a patto che non si usi il braille: in quel caso invece si potrà leggere il testo con i polpastrelli, ma non è detto che la velocità di lettura sia adeguata allo scopo, in quanto comunque il braille letto ad alta voce, generalmente non consente di avere una lettura veloce come quella di chi vede.

Questo discorso è valido sia per la conduzione che per gli spot, dove però ci vengono in aiuto l'editing e la possibilità di poter suddividere il testo in piu' parti. Chi ha visto incidere uno speaker, ma anche chi incide saprà che non si realizza mai una sola versione del testo, bensì si leggono le stesse frasi in modi diversi per poi scegliere le intonazioni che legano di piu'; quindi, anche in questo caso non c'è quasi nessuna differenza con uno speaker normodotato.

Abbiamo quindi capito come un non vedente può gestire un talk o un testo da leggere, ma come si fa con la strumentazione? Molti processori software, equalizzatori ecc hanno interfacce completamente personalizzate e non sono quindi gestibili, in questo caso la tecnologia non ci aiuta, utilizzare invece meccanismi "retrò" può essere un ottimo escamotage. Io non amo i processori analogici solo per il loro suono, ma anche per le loro weel e i loro controlli che, se spostati fisicamente, modificano le impostazioni del processore stesso. Per un non vedente è sempre molto meglio poter toccare fisicamente le manopole e gli slider, piuttosto che imbattersi in cursori virtuali che, seppur raramente accessibili possono rappresentare comunque un ostacolo.

Ancora non ho trovato nessun'altra difficoltà, se non lo scetticismo di qualcuno che, magari all'inizio può essere piu' restio nel mettere in mano ad una persona con problemi una fascia della propria emittente, uno spot. A qualcuno basta spiegare le problematiche e i modi per affrontarle, perchè capisca che comunque quello che si propone è fattibile; certo c'è sempre l'eccezione che conferma la regola, ma in fondo il mondo è bello perchè è vario, va bene cosi'. In ogni caso anche questo tipo di realtà vanno conosciute, e spero con questo articolo di aver dato il mio piccolo contributo a riguardo. A tutti piacerebbe fare il lavoro che si ama, e la radio è fattibile anche da chi non vede, tesi confermata anche da molti americani che vivono all'estero, speaker in carriera.
Articolo di Mario Loreti

GUARDA IL VIDEO DI MARIO LORETI




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